domenica 17 maggio 2009

(Post n. 13) Verità nascoste


Quanti messaggi invisibili passano sotto il nostro naso? Un’infinità, forse.
Ogni segno può essere un simbolo ed ogni simbolo può comunicare più concetti: è poi il contesto in cui la comunicazione avviene che, alla fine, precisa, più o meno chiaramente, il significato di ciò che si vuole comunicare.
Si tratta di argomenti difficili? Non lo so, ma di certo si sta considerando una specie di “caccia al tesoro” alla quale molti non riescono a resistere. Quasi ogni persona, infatti, è affascinata dai misteri ed avvinta dal desiderio di risolverli: è questo uno dei principali moventi che ha spinto l’umanità ad evolversi tecnologicamente nel corso dei millenni.
Non c’è quindi da stupirsi del fatto che, in certi periodi della storia, occultismo e scienza fossero vistosamente in stato di reciproca commistione entro un unico corpus di studi e che lo stesso Newton coltivasse entrambe tali “discipline” con identica dedizione (si allude al suo fervido interesse per l’alchimia prima che questa assurgesse a chimica): la scienza, infatti, prima di essere tale, si evolve dal misticismo magico, senza soluzioni di continuità, attraverso uno stadio intermedio di sviluppo conosciuto come “pseudoscienza”. Questo progresso, tuttavia, non è propriamente epocale, e quindi potrebbe manifestarsi, più o meno vistosamente, in qualsiasi tempo ed ogniqualvolta vengano inventate macchine che siano in grado di individuare la presenza di fenomeni precedentemente non rilevabili in quanto o sconosciuti o da tempo soltanto immaginati come probabilmente esistenti ma mai riscontrati in pratica.
Dove si vuole arrivare con questi “strani” discorsi? Sostanzialmente a nessuna posizione preconcetta: si vuole semplicemente tenere la mente aperta ad ogni cosa curiosa e, tanto la simbologia in genere quanto la scrittura in particolare, di cose di questo tipo ne hanno veramente moltissime, proprio perché stanno alla radice di tutto lo scibile umano quali mezzi utilizzati per il trasferimento e la conservazione delle informazioni.
Ma quali informazioni si possono ottenere quando, dal passato o dal presente, ci giungano segni che non si sa se siano decorazioni o simboli, oppure scritture con caratteri del tutto ignoti o noti ma ordinati in modo apparentemente privo di significato? Burle o verità nascoste?
Basti ricordare, per esempio, i pittoreschi casi del Manoscritto di Voynich (http://it.wikipedia.org/wiki/Manoscritto_Voynich) o dello strano Codice Rohonczi (http://en.wikipedia.org/wiki/Rohonc_Codex ), tanto per restare, alla buona, a parlare di questioni dall’aspetto storico vistosamente colorito. Vi sarebbero, infatti, anche casi analoghi ma di gran lunga più tecnologici ed assai meno appariscenti, che vanno dalle comunicazioni radioelettriche occultate nel rumore bianco del redshift mediante le tecniche di modulazione del salto di frequenza e della dissipazione di spettro ( http://en.wikipedia.org/wiki/Frequency-hopping_spread_spectrum ), fino ai tentativi di rinvenire messaggi entro sequenze caotiche di dati provenienti da qualsiasi sorgente, mediante apparati decodificatori di alta tecnologia e, come si suol dire, talvolta di elevato target (http://www.wavecom.ch/ ). Tiriamo quindi le somme finali di questo discorso? Se vi fosse qualcuno interessato all’approfondimento degli argomenti in parola, questo post sarebbe una costruttiva proposta di discussione e di aggregazione per l’eventuale futura costituzione di un’associazione scientifico-culturale che si occupi di linguistica-matematica, programmazione, teoria dei giochi, statistica, comunicazioni sicure via etere, ecc.; cioè, come si suole comunemente dire in gergo, di “codici”.

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