martedì 2 giugno 2009

(Post n. 19) Turista per caso

Per leggere una recensione e vedere la locandina:

Dal mio punto di vista... A volte non si sa perché ci si affeziona a certe storie, anche se il tema trattato è, nonostante il lieto fine, drammaticamente sgradevole. Probabilmente è il desiderio di mettere logica dove essa pare che non vi sia, a creare questo vincolo. L’elaborazione mentale dei fatti narrati può essere anche piuttosto lunga e laboriosa ma indubbiamente la sfida si vince sempre utilizzando l’incontrastabile arma dell’onestà intellettuale: i personaggi non possono usarla appieno perché sono calati nella realtà, anche se fittizia, e quindi risultano spesso frastornati dalle proprie ancestrali paure e dal tempo che urge, fino al punto di avere a disposizione un libero arbitrio a funzionalità piuttosto limitata. Lo spettatore, invece, può, dall’alto della propria agiata situazione, astrarre maggiormente e quindi vedere un più elevato numero di possibili alternative. E’ questa un’operazione consigliabile per conferire a qualsiasi “fiaba” l’utilità che essa merita e per capirne la reale caratura.
Nel caso di specie, a mio modesto parere, penso che questa misura di valore sia altissima: la lotta per la felicità non è altro che la trasposizione concettuale, nella società del benessere materiale, della lotta per la sopravvivenza sostenuta da tutte le creature nella natura selvaggia. Per chi è sconfitto resta infatti lo spettro del male oscuro della depressione che equivale alla perdita della vita attraverso la perdita della vitalità. Il tema è serissimo ma solo due donne sembra che se ne accorgano subito, in questa storia: Muriel e Rose. Sono loro, modestissime e mansuete persone qualunque, le battagliere eroine a sorpresa imprimenti una svolta generalmente positiva ed incoraggiante a tutta la vicenda.
Questa, al di là del tema emergente come principale, mi pare l’essenza della storia: se qualcuno avesse scorto altro, ben felice di ampliare il mio angolo visuale.

Nessun commento:

Posta un commento