domenica 7 giugno 2009

(Post n. 21) Grammatologia


Oggetto: perché tengo sotto mano il saggio dal titolo “Della grammatologia” di Jacques Derrida – ISBN 88-16-40442-6 ?

Per chi volesse leggere due interessanti ma piuttosto impegnative recensioni di quest'opera consiglio i link:
http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/filosofi/schedeopere/derrida.htm ,
http://www.sciacchitano.it/Oggetti/cose%20epistemiche.pdf

Ma ora veniamo all’esperienza personale.
Quando si dice “E’ un discorso lungo e complicato!” forse ci si dimentica che la sintesi, pur essendo spesso un po’ criptica, può comunque stimolare l’intuito umano a comprendere meglio come approcciarsi panoramicamente ai problemi nel tentativo di trovare soluzioni efficaci a ben determinate questioni contingenti. Ad ognuno poi, nel proprio intimo, spetta capire, dal rapporto tra profondità e prolissità riscontrate in un testo estremamente dettagliato come quello cui si riferisce questo post, quale sia l’effettivo livello di utilità pratica ricavabile da un tal tipo di lettura.
Come ogni dovizioso saggio che si rispetti, “Della grammatologia” è un gigantesco serbatoio di pensieri che, approcciando da una miriade di ottiche diverse il tema della funzione e del livello di funzionalità proprie di qualsiasi scrittura sia stata inventata dal genere umano, cerca di andare oltre i confini della semiotica tradizionale nel tentativo di portare alla luce i residui dettagli, ancora misteriosi, di alcuni meccanismi profondi che governano le relazioni tra pensiero, linguaggio e scrittura.
E’ questa tutta la sintesi (alla quale ho accennato all’inizio del post) che sono in grado di fornire riguardo al contenuto di quest’opera cui talvolta ricorro al fine di trovare ispirazione per costruttivi spunti polemici interiori quando mi capita di cozzare contro qualche paralizzante paradosso nella lettura di altri testi assai più tecnici… e talvolta, lo confesso, il “giochetto” funziona!

Il grafema all’inizio del post è quello della fehu: la prima lettera del fuÞark arcaico, ovvero dell’alfabeto runico più risalente che si conosca. Ho scelto questa immagine perché essa ricorda un evento unico nella storia della scrittura: la rideterminazione dell’ordine lessicografico negli alfabeti nord-italici.
Curiosità: per chi non lo sapesse, attualmente i reperti più promettenti per determinare le origini dell’alfabeto runico sono emersi da iscrizioni ritrovate in uno scavo archeologico tra i monti di Auronzo di Cadore, nel Bellunese.

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