lunedì 6 aprile 2009

(Post n. 7) Miti e mete del mondo custom



Un sospiro di sollievo: ultima rata dell’agognata bicilindrica,… pagata!
Piccola premessa storica: quasi facendo eco al famoso “Il selvaggio”, con cui Marlon Brando, nel 1953, aveva posto sotto i riflettori del cinema il tormentato mondo giovanile del motociclismo cruiser, nel 1969, Peter Fonda, Jack Nicholson e Dennis Hopper, per la regia di quest’ultimo, si cimentarono in un’opera che diventò subito un mito nell’immaginario collettivo: "Easy Rider". Questo film portava agli onori di Hollywood una nuova generazione di bikers: i “vagabondi” su moto chopper, cioè una specie di versione motorizzata dei tipi umani aderenti al movimento hippy.
Da allora ad oggi sono passati molti anni, i miti hanno resistito ma si sono anche “evoluti”, ed i prezzi dei prodotti si sono spesso alzati a causa di molti fattori non escluso quello dei miglioramenti tecnici e del pregio manifatturiero ed artistico, talvolta elevatissimo, dei veicoli: nel mercato del nuovo, per una cruiser si possono attualmente sborsare fino a 30000 euro, mentre per un chopper si vedono volare prezzi che raggiungono e talvolta superano i 40000 euro!
Con molta prudenza sono quindi “entrato nell’ambiente” mediante un “usato-sicuro”: una chopper-cruiser, prodotta qualche anno fa dalla Yamaha in luogo dell’attuale modello Dragstar 1100: la Virago XV 1100, vecchia gloria della casa giapponese dei tre diapason. Si tratta di un veicolo da alcuni definito “bovino”, per stazza, potenza e forma di manubrio, ma, a dispetto di ciò, il suo motore è decisamente elastico e molto generoso. Niente velocità da gara o raffinatezze tecnologiche dell’ultima ora: si tratta di una moto massiccia, così come piace a tutti gli amanti della rude struttura motoristica delle V-Twin: i cilindri hanno grosse teste di ghisa abbondantemente alettate per permettere un raffreddamento esclusivamente ad aria, quindi, quando si va in sosta ed il motore viene spento, lo si sente subito scricchiolare per effetto della diminuzione di volume provocata dal raffreddamento. Insomma, colorando un po’ l’immagine, come si suole fare nell’ambiente, si potrebbe dire che capita anche questo, dopo che si è viaggiato, per un bel tratto di strada, “a cavallo” di una ruggente massa di metallo rovente (: ovviamente facendo bene attenzione a non scottarsi soprattutto certi delicati punti del corpo!).
PS - Un particolare ringraziamento, per tutti gli ottimi consigli tecnici e culturali ricevuti in questo campo, dall’amico Arturo e dai ragazzi dell’XV Custom Club
( http://www.xvcustomclub.it/index2 ) con i quali cerco di condividere, appena posso, divertenti run e raduni di custom. Infatti pare che sia anch’io, ultimamente, un “ragazzo dell’XVCC”.

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