martedì 31 marzo 2009

(Post n. 6) Codice Morse: che fatica!

Lo so che l’abilità non è in regalo! Ci vuole tempo e costanza… e qualche piccolo “trucco” psicologico e tecnico. Vista la piovosa giornata realizzo che non c’è momento migliore di questo per rimettere mano al PC, in un ritaglio di tempo, utilizzando UltraMorse, Cw_player, Nokia Multimedia Converter e Nokia PC Suite al fine di allestire nuovi esercizi di traduzione da codice morse, riprodotto in file audio, a testo alfanumerico manoscritto.
I file audio andranno a finire su uno smartphone Nokia N70, utilizzato a mo di i-pod, ed un quaderno a quadretti, appositamente adattato e sul quale scrivere la traduzione letterale dei file audio, sarà l’esiguo residuo bagaglio da portarsi tranquillamente al seguito insieme ad una biro. Tutto qui!
Ovviamente non mi sono permesso di creare alcunché di mio: ho semplicemente riprodotto, in modalità audio, gli esercizi proposti, in forma scritta, o dai guru o dai generatori di sequenze casuali di simboli, presenti in uno di questi programmi freeware, avendo comunque sempre un pizzico di attenzione per il formidabile metodo didattico Farnsworth.
Così si potrà procedere, quotidianamente, con una mezz’ora di allenamento, poi si vedrà tra un po’, quando, finalmente, dopo tanta attesa dovuta ad altre urgenze, avrò tempo di andare in aria con le HF: magari prenderò una gran bella batosta da certi colleghi OM che, con i paddle, vanno più rapidi di Flash, ma per ora evito di pensare troppo a questa eventualità perché voglio mantenere un elevato livello motivazionale almeno nella preparazione di un primo QSO che possa, poi, dirsi eseguito discretamente.

1 commento:

  1. Ciao Sergio,

    e grazie per la tua segnalazione che introduce un argomento piuttosto complesso.
    In effetti, per chi non ne fosse al corrente, di questi programmi ne sono stati creati moltissimi, gratuiti e non, con l’intento di fornire fedeli traduzioni automatiche, in caratteri linguistici, a partire tanto dai segni quanto dagli impulsi sonori del morse, ed avendo ovviamente cura di fare in modo che tali software potessero realizzare anche il percorso inverso.
    Ora, da quando le cosiddette “macchinette telegrafiche”, con l’invenzione della radio e l’utilizzo dei risuonatori e poi degli altoparlanti, sono andate in disuso, la metodologia predominante di traduzione, nell’ambito delle comunicazioni telegrafiche, è stata quella che va dagli impulsi sonori del morse alla produzione (o manuale o automatica) degli equivalenti caratteri linguistici.
    E qui viene il bello!
    Tutti sanno che, parlando, si raggiunge un’espressività molto più incisiva che dando ad altri, in lettura silenziosa, un testo equivalente al discorso. Con la parola si comunicano infatti, oltre ai vocaboli, tante altre cose, come, per esempio: parte del livello culturale attraverso la scioltezza della pronuncia; le capacità intellettuali attraverso il ritmo e la modulazione che intensificano il senso del discorso; il carattere e lo stato d’animo del momento attraverso i volumi ed il timbro della voce. Ebbene, un fenomeno espressivo molto simile viene prodotto dal telegrafista che manipoli direttamente un qualsiasi tipo di tasto telegrafico. Con quale risultato, per i software e per l’orecchio ed il carattere umano, lo si può facilmente intuire: non esiste attualmente un software che sia in grado di tradurre sempre fedelmente, quanto un cervello umano, una comunicazione telegrafica prodotta da un operatore umano, così come penso che non vi sia alcun telegrafista umano che accetti di buon grado di comunicare in codice morse con un altro essere umano ascoltando la traduzione sonora di un telegrafista artificiale.
    Il “suono morse meccanico” prodotto da quest'ultimo tipo di telegrafista, potrebbe essere tollerato, al limite, per allenamento scolastico, così come, per provare da soli l’effetto finale di un brano musicale orchestrale, si potrebbe accettare che esso sia eseguito, con lettura automatica della partitura, da un software apposito, ma niente di più.

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