giovedì 16 aprile 2009

(Post n. 10) Il corso all’ARI: l’inizio della storia



Qualche anno fa finii, un po’ fuori mano, nella sezione dell’Associazione Radioamatori Italiani sita in Reggio Emilia. Come? Niente di particolare. Qualche settimana prima stavo passeggiando tra gli stand della fiera dell’elettronica della medesima città quando, giunto di fronte al banco dell’Associazione Radioamatori Italiani, vidi una cosa cui non potevo resistere: un apparato wi-fi sperimentale sul quale stava armeggiando un tranquillo signore di nome Claudio. Costui, illustrandomi un po’ di dati tecnici, riuscì poi a catturare la mia attenzione di discente e diventò, di lì a poco, un mio istruttore nel corso di preparazione per il conseguimento, l’anno successivo, della patente di OM.
Non è stato tanto leggero sciropparsi quasi ottanta chilometri, tra andata e ritorno, una sera infrasettimanale per un anno, al fine di seguire, ogni volta, una lezione di due ore, dalle 21 alle 23: dopo certe pesanti giornate di lavoro il surplus di fatica si avvertiva parecchio, ma gli argomenti erano davvero interessanti e le spiegazioni assai chiarificatrici in merito anche ai concetti più complessi, perciò non potevo di certo mancare agli appuntamenti.
Alla fine, i colleghi di corso emiliani hanno sostenuto l’esame a Bologna, mentre io me ne sono andato, da solo, in un gelido mattino di dicembre, a Milano, e tutto, per fortuna o che altro, è filato liscio, per cui, dopo qualche mese, andavo pure io a rintuzzare il numero degli OM italiani utilizzando il mio nominativo di stazione: IZ2LTX, appunto.
La sezione ARI di Reggio Emilia ha un interessante sito web ( http://www.arireggioemilia.org/ ) ed è piuttosto attiva con serate tematiche extra-corsi condotte da ottimi specialisti ed appassionati dei diversi modi di ricezione e trasmissione radio.
Per quanto riguarda poi gli esami e le questioni amministrative radioamatoriali in Lombardia, il sito di riferimento è: http://www.mincomlombardia.it/ .
Chi fosse interessato ad avere qualche uteriore delucidazione su come ottenere la patente di OM mi chieda pure.
(Nella foto: una grande antenna beam posta sulla cima di un traliccio autoportante).

sabato 11 aprile 2009

(Post n. 9) Ginnastica mentale



Tante se ne sono dette su questo tipo di contesa: alcuni hanno parlato di gioco, altri di scienza, altri ancora di arte, ma, alla fine, pare che tutti si siano trovati d’accordo nel dire che gli scacchi, in fondo, sono “soltanto” uno sport. Perché? E' presto detto: del gioco, gli scacchi non hanno di certo la spensieratezza né tantomeno l’alea; della scienza, poi, essi non hanno un campo inesplorato di fronte e certezze alle spalle; infine, dell’arte, gli scacchi non hanno affatto la predilezione per la forma poiché mirano soltanto alla sostanza delle cose, cioè alla vittoria nella lotta di cui sono oggetto. Non resta, quindi, che definirli uno sport cerebrale, cioè qualcosa che impegna la mente in continui ed esasperati sforzi profusi per realizzare un’impeccabile analisi logica di svariati assetti di partita al fine di raggiungere la matematica certezza di agire in modo tale da evitare la sconfitta.
E’ vero, la cosa è incredibilmente buffa: a scacchi si gioca per vincere tuttavia, se la partita fosse condotta in modo impeccabilmente logico da ambo le parti, si giungerebbe soltanto a parità poiché tutto, in essi, è palese. Quindi la verità è che negli scacchi si paga ogni sbadataggine, anche la più lieve; per questo motivo le sconfitte possono facilmente stimolare il desiderio di perfezionarsi.
Di libri interessanti che insegnano a pensare scacchisticamente in modo logico, ne ho visti moltissimi, ma quello che tuttora mi risulta più utile e confortante è “Strategia e Tattica nel gioco degli Scacchi”, di Enrico Paoli: questo testo è di una chiarezza e di una sistematicità, per me, quasi assolute. Comunque, se voleste saperne di più, chiedete pure e, se desideraste provare subito a giocare con qualcuno, penso che http://www.scacchisti.it/ possa essere, per chiunque, un buon inizio.
Nota: nella foto… il tempo (: orologio di partita), lo spazio (: la scacchiera), il materiale (: pedoni e pezzi) … immortalati nella posizione della variante Nimzowitsch della difesa francese, dopo 6. bc.

lunedì 6 aprile 2009

(Post n. 8) Una moralmente doverosa riga di testo

I migliori auguri agli amici OM in questo momento impegnati, dentro e fuori le istituzioni di Protezione Civile, nelle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal sisma: possa la loro attività contribuire in massimo grado alla buona riuscita dei salvataggi!

(Post n. 7) Miti e mete del mondo custom



Un sospiro di sollievo: ultima rata dell’agognata bicilindrica,… pagata!
Piccola premessa storica: quasi facendo eco al famoso “Il selvaggio”, con cui Marlon Brando, nel 1953, aveva posto sotto i riflettori del cinema il tormentato mondo giovanile del motociclismo cruiser, nel 1969, Peter Fonda, Jack Nicholson e Dennis Hopper, per la regia di quest’ultimo, si cimentarono in un’opera che diventò subito un mito nell’immaginario collettivo: "Easy Rider". Questo film portava agli onori di Hollywood una nuova generazione di bikers: i “vagabondi” su moto chopper, cioè una specie di versione motorizzata dei tipi umani aderenti al movimento hippy.
Da allora ad oggi sono passati molti anni, i miti hanno resistito ma si sono anche “evoluti”, ed i prezzi dei prodotti si sono spesso alzati a causa di molti fattori non escluso quello dei miglioramenti tecnici e del pregio manifatturiero ed artistico, talvolta elevatissimo, dei veicoli: nel mercato del nuovo, per una cruiser si possono attualmente sborsare fino a 30000 euro, mentre per un chopper si vedono volare prezzi che raggiungono e talvolta superano i 40000 euro!
Con molta prudenza sono quindi “entrato nell’ambiente” mediante un “usato-sicuro”: una chopper-cruiser, prodotta qualche anno fa dalla Yamaha in luogo dell’attuale modello Dragstar 1100: la Virago XV 1100, vecchia gloria della casa giapponese dei tre diapason. Si tratta di un veicolo da alcuni definito “bovino”, per stazza, potenza e forma di manubrio, ma, a dispetto di ciò, il suo motore è decisamente elastico e molto generoso. Niente velocità da gara o raffinatezze tecnologiche dell’ultima ora: si tratta di una moto massiccia, così come piace a tutti gli amanti della rude struttura motoristica delle V-Twin: i cilindri hanno grosse teste di ghisa abbondantemente alettate per permettere un raffreddamento esclusivamente ad aria, quindi, quando si va in sosta ed il motore viene spento, lo si sente subito scricchiolare per effetto della diminuzione di volume provocata dal raffreddamento. Insomma, colorando un po’ l’immagine, come si suole fare nell’ambiente, si potrebbe dire che capita anche questo, dopo che si è viaggiato, per un bel tratto di strada, “a cavallo” di una ruggente massa di metallo rovente (: ovviamente facendo bene attenzione a non scottarsi soprattutto certi delicati punti del corpo!).
PS - Un particolare ringraziamento, per tutti gli ottimi consigli tecnici e culturali ricevuti in questo campo, dall’amico Arturo e dai ragazzi dell’XV Custom Club
( http://www.xvcustomclub.it/index2 ) con i quali cerco di condividere, appena posso, divertenti run e raduni di custom. Infatti pare che sia anch’io, ultimamente, un “ragazzo dell’XVCC”.